Monday 13 January 2014

Book of the Week: TRADITORI DI TUTTI (Giorgio Scerbanenco)



L'autore:

GIORGIO SCERBANENCO (1911-1969), nato a Kiev da padre ucraino e madre italiana, a 16 anni si stabilisce a Milano. Costretto ad abbandonare gli studi, per guadagnarsi da vivere fa molti mestieri finché non approda al mondo dell'editoria.
Scrittore prolifico ed eclettico, spazia in diversi generi letterari, dal western al romanzo "rosa", dalla fantascienza al poliziesco.
Fra i titoli di maggiore successo, grazi anche alle trasposizioni cinematografiche e ai riconoscimenti internazionali, la quadrifonia dedicata a Duca Lamberti che inizia nel 1966 con Venere Privata. Nel 1968 vince l'ambitissimo Grand Prix de la Littérature Policière con Traditori di Tutti. Grazie agli apprezzamenti di critica e pubblico, viene riconosciuto come il maestro del giallo italiano. La sua penna lucida e disincantata dipinge un mondo cattivo e contraddittorio in cui la legalità fatica ad affermarsi ed è difficile distinguere tra criminale ed eroe.
Scompare mentre è nel pieno della sua attività, ma la pubblicazione delle sue opere continua anche dopo la sua morte. A lui è dedicato il Premio Scerbanenco, il più importante premio italiano per il genere noir.

TRADITORI DI TUTTI

Suonò il campanello, troppo educatamente, ma in qualunque modo suini un campanello, vi sono situazioni in cui è sempre male che suoni, meglio che nessuno si faccia vivo, sono tutti odiosi. Ma l'uomo al quale fu costretto ad aprire la porta data il suono educato del campanello, era odioso al di là del prevedibile.
"Dottor Duca Lamberti?"
Anche la voce era odiosa, nel suo italiano perfetto, nella sua perfetta cortesia, nella sua perfetta chiarezza, avrebbe potuto insegnare a un corso di dizione, e Duca odiava le cose tanto perfette. (...) Aveva assolutamente la faccia del mercante in fetori, per la sua eleganza, le sue maniere tanto bene, tutta la pulizia del corpo, e solo quella, e si trattava di sapere soltanto che genere di miasmo voleva proporgli...

"Un medico è il poliziotto del corpo, la malattia, quasi sempre, è un delinquente che bisogna scovare, seguire traccia su traccia (...)"

Guardò la valigia in terra, c'erano anche i caricatori, ma non si può, la legge proibisce di ammazzare le canaglie, i traditori di tutti, anzi specialmente questi che devono avere sempre un avvocato difensore, un processo regolare, una regolare giuria e un verdetto ispirato alla redenzione del disadattato, mentre invece si può, senza nessun permesso, innaffiare di proiettili due carabinieri di pattuglia, o sparare in bocca a un impiegato di banca che non si sbriga a consegnare le mazzette di biglietti da diecimila, o mitragliare in mezzo alla folla, per scappare, dopo una rapina, questo si può, ma dare un buffetto sulla rosea gota al figlio di baldracca che vive di canagliate, questo no, la legge lo proibisce, è male, "non avete capito niente di Beccaria", no, lui, Duca Lamberti, non aveva capito niente "Dei delitti e delle pene", era un grossolano e non aveva speranza di raffinarsi, ma gli sarebbe piaciuto incontrare quelle canaglie, lui glieli avrebbe dati, i buffetti sul viso.




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